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Immagine del redattoreLa McMusa

Gli articoli americani di ottobre 2018

Sono abbonata a una ventina di newsletter americane e a una manciata di newsletter italiane: quando sono in viaggio loro sono la mia boa, la mia oasi di pace. Trovarle nella mail mi dà un calore casalingo, mi permette di trovare stabilità quando tutto il resto – me compresa – si muove.

È da qui, da queste newsletter, che traggo la maggior parte degli articoli che vi propongo ogni mese. Ed è da qui che, spesso, nascono anche prodigiose connessioni: come quella all’insegna della solitudine, scaturita dall’incontro tra un pezzo di Elizabeth Bishop e una lettura di Henry Miller a Big Sur in compagnia dei Book Riders (entrambi inneggiano a un certo tipo di aloneness positiva e beata); o come quella che riguarda il bianco, il colore che dà il titolo al prossimo attesissimo libro di Bret Easton Ellis, che colora di speranza una città in cui si impara a volare e che, infine, si può anche mettere da parte quando si tratta di romanzi di formazione.

Benvenuti nella mia oasi di parole, spero che un po’ di quella pace arrivi fin lì.

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  1. Ho ricopiato questa frase su vari taccuini, dà un senso al piacere che spesso provo a stare da sola, un piacere che mi sembra poco riconosciuto dalla società in cui vivo: “It is as if being with people were the Earth of the mind, the land with its hills and valleys, scent and music: but in being alone, the mind finds its Sea, the wide, quiet plane with different lights in the sky and different, more secret sounds.” Elizabeth Bishop ha scritto il suo saggio sulla solitudine quando aveva solo 19 anni: già a quell’età conosceva la differenza tra loneliness e aloneness, una differenza che noi italiani – che di parola ne usiamo una sola per tutti i tipi di solitudine – rischiamo tristemente di perderci.

  2. Non ci perderemo, invece, il prossimo libro di Bret Easton Ellis, una raccolta di saggi e note intitolata White in onore di The White Album di Joan Didion, da sempre la sua scrittrice preferita, o piuttosto in virtù del discorso sul privilegio del maschio bianco che unisce diversi pezzi della raccolta o, ancora, a causa del bianco candore della neutralità, la posizione che Ellis dichiara più sua in questo momento storico-politico. L’intervista che ha rilasciato a Vulture è già un classico.

  3. A proposito di classici: lo sapete che Piccole Donne è stato uno dei libri preferiti di Patti Smith? E indovinate con quale delle sorelle March si identificava.. facile ma comunque sempre originale.

  4. Meno facile è, invece, riuscire a raccontare il Midwest dal punto di vista di una donna. O meglio: la letteratura midwestern gode di un conclamato canone maschile (da Franzen a Hemingway), ma cosa succede quando questo canone viene soverchiato da una narrazione completamente femminile?

  5. Un bel capovolgimento di prospettiva è anche quello proposto da Electric Literature quando si chiede: ma esiste un’alternativa al Giovane Holden per un lettore che non sia bianco, giovane e maschio? Holden Caulfield, sei licenziato.

  6. Ci sono classici che invece non tramontano proprio mai: solo che non li si trova più solo in biblioteca, ultimamente li si trova anche su Instagram! Quali sono gli scrittori più hashtaggati di sempre? Fate le vostre scommesse e poi godetevi questa bella infografica.

  7. Il reportage più bello del mese, però, non riguarda né la letteratura né strettamente l’America: è la storia di una persona che cerca di superare la paura dell’aereo seguendo un programma di nome Freedom to Fly. Superare i propri limiti vuol dire, spesso, diventare coraggiosi mettendosi in ridicolo. O, semplicemente, condividendo con gli altri il nostro buio più grande, il nostro segreto più patetico. La paura dell’aereo, inoltre, ha dei risvolti piuttosto comici, in cui più o meno tutti ci ritroviamo. Alzi la mano chi ha pensato almeno una volta che le ali dell’aereo potrebbero spezzarsi in volo, così, da un momento all’altro.

  8. Pensare tutti la stessa cosa potrebbe essere un riflesso psicologico junghiano. Pensare tutti allo stesso modo, invece, potrebbe essere segno di qualcosa di molto peggio: Chiara Marianna Coscia de I libri degli altri ci porta a fare un giro tra i sobborghi delle serie tv, svelando cosa può nascondersi dietro l’omologazione e l’idealizzazione di questo spazio – urbano, culturale, umano – tipicamente americano.

  9. Quando lo spazio è il proprio corpo, invece, la paura più taciuta è la violazione: un breve documentario in cui il panico diventa rappresentazione, colore, performance. Potrebbe tornarvi in mente quando meno ve lo aspettate.

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