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Raccontare buoni sentimenti, soprattutto quattro

Hannah Coulter è anziana. Nata negli anni Venti in un piccolo paesino del Kentucky rurale e arrivata ormai alle soglie di un 2001 non ancora testimone del terrore epocale delle Torri, si volta indietro per raccontare - con la voce del ricordo e la dolcezza del commiato - la sua vita. Una vita che non ha conosciuto drastiche rivoluzioni o lampanti cambiamenti ma che, al contrario, ha fatto di ogni piccolo evento personale e di ogni grande riflesso della Storia il centro di un profondo sentimento.


I sentimenti: quand'è che abbiamo smesso di averne voglia? Quand'è che la letteratura ha smesso di scriverne (e forse noi di crederci)? Se ascoltassimo le parole di Hannah, forse è stata la modernità urbana - il lavoro dipendente, gli aerei, i telefonini, i condomini - ad averci allontanato dal nostro stesso cuore, ad averci portato via da quel rapporto terra-anima che - lei dice - sta al centro di ogni vita. Se ascoltassimo le parole di Hannah crederemmo che anche l'amore ha un luogo, che anche i sentimenti hanno una dimora ed è bene non allontanarsene troppo: una fattoria, la terra intorno e la famiglia dentro. Legami, questi, che sono più profondi della più straziante delle guerre e della più naturale delle malattie; legami, questi, che si nutrono gli uni degli altri senza lasciare mai nessuno a digiuno. E non necessitano di roboanti dichiarazioni né di alcun abbellimento. Se ascoltassimo Hannah - e in effetti è molto difficile non farlo quando lei racconta la sua vita - crederemmo infine che un mondo che non schiva i buoni sentimenti non solo è ancora possibile ma sarebbe persino auspicabile. Sarebbe, semplicemente, un mondo migliore.

Il luogo che la protagonista designa come patria dei suoi e dei nostri sentimenti è Port William, un piccolo centro di provincia di cui l'autore Wendell Berry ci fornisce diversi dolci ritratti e, al fondo del libro, una mappa. Una mappa a cui segue, sovraimpresso, un albero genealogico: eccolo lì, il rapporto terra-anima, messo nero su bianco alla fine della narrazione come a suggellarne il valore. Se nasci e cresci a Port William, sembra suggerire, i rami della tua famiglia e del tuo amore diventeranno le ramificazioni del tuo essere e, se riuscirai ad essergli fedele fino alla fine, anche del tuo futuro.

Non per tutti i personaggi del romanzo, tuttavia, sarà possibile restare fedeli alla propria terra e ai legami che questa crea tra le persone: se c'è una cosa che la voce di Hannah riesce rendere con estrema grazia e partecipazione è il passaggio da una generazione all'altra. Non tanto nel suo essere drastico o freddo quanto piuttosto nel suo costituire un vero e proprio mistero: se è vero che l'amore tra due persone segue logiche che sappiamo essere illogiche, quello che lega un padre o una madre ai propri figli e persino ai propri nipoti è del tutto inafferrabile. Dovrebbe essere chiaro perché è sangue, tempo speso a stare insieme, lo stesso profumo della pelle, le suole delle scarpe che calpestano lo stesso spazio. E invece non è chiaro per nulla: dei tre figli che Hannah e Nathan cresceranno, nessuno resterà con loro a Port William, neanche Caleb, il piccolo Caleb, quello che aveva una reale e genuina passione per i campi e la fattoria ma che, in qualche modo, quella passione riuscì a sfogarla più sui libri di agraria che sulla terra stessa. Per di più in un'altra città.


A parte il mistero generazionale e il legame con la terra, quali sono allora i sentimenti che la voce di Hannah racconta nel testamento letterario che porta proprio il suo nome? I sentimenti che in qualche modo ci suggerisce di recuperare? Per me sono soprattutto quattro:

  1. la confusione: il non sapere come reagire e cosa fare davanti a una situazione nuova, che in questo caso significa anche disponibilità ad imparare, a mostrarsi indifesi di fronte alla vita e umili di fronte a chi ne sa di più;

  2. l'ascolto: delle persone, certo, ma anche della natura. Hannah è una donna che vive per la comunità ma questo non scalfisce di una virgola la sua esigenza di solitudine. Un'esigenza che trova nella voce del torrente e nel rumore degli alberi la sua perfetta pacificazione.

  3. la pazienza: di ritrovare le persone perdute, di attendere l'alleviarsi di un dolore, di incontrare uno sguardo desiderato, di prendere una decisione. Insomma, la pazienza intesa come considerazione del tempo.

  4. l'amore, ovviamente, che nasce nella lontananza come desiderio e mai nella vicinanza come possesso o abitudine, ed è il sentimento che contiene e unisce già tutti gli altri. Che risplende come fili d'oro in un pezzo di ricamo.

I sentimenti fanno paura, è vero. Ma questo libro non deve farne. Questo libro ve ne farà provare grande nostalgia. Buona lettura!


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Wendell Berry, Hannah Coulter, Lindau 2014. Traduzione di Vincenzo Perna.

L'immagine usata in copertina per la condivisione social è tratta da questo documentario, di cui - statene certi - riparleremo.

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