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L’Illinois inedito di Dave Eggers


9780061470912

Nel mio americano lavoro di ricerca ho incontrato un giorno due giganti buoni. Se al centro del mio studio vi è il legame tra letteratura e geografia, se i miei corsi sono viaggi in ognuno dei 50 stati americani, se non so dividere la narrazione dai suoi paesaggi fisici, allora i due giganti buoni hanno queste forme:

  1. uno abita in televisione (Rai5), si chiama America tra le righe ed è il documentario del giornalista francese François Busnel che va alla scoperta dell’America letteraria compiendo un viaggio on the road da est a ovest, dalla New York di Paul Auster alla L.A. maledetta di James Ellroy;

  2. l’altro è fatto di pagine ed è quello qui a fianco: una collezione di storie e altre narrazioni (il fumetto, ad esempio) composte da 50 scrittori diversi per 50 stati diversi. Questo libro, di cui ho già fatto cenno qua e là e che porto sempre con me a lezione, in Italia è inedito: salvo qualche brano (la lettera di Jonathan Franzen a New York, ad esempio), questa straordinaria collezione di paesaggi narrativi non ha ancora trovato posto nelle librerie italiane.

Io mi chiedo se siamo pazzi.

Me lo chiedo dal 2009, anno in cui il libro è uscito in America e – vedete la scritta in cima alla cover? – è diventato un national bestseller.

Me lo chiedo ogni volta che inauguro un corso e distribuisco le fotocopie dei racconti relativi allo stato “viaggiato” ai partecipanti.

Me lo chiedo adesso che ho deciso di andare in Louisiana e che prima di comprare una qualsiasi guida mi metterò a leggere il racconto di Joshua Clark contenuto qui dentro.

Ultimamente, però, mi sono stufata di chiedermi sempre la stessa cosa e ho deciso di farne un’altra, di cosa. Ho deciso di condividere questo libro con voi: l’ho aperto in corrispondenza dello stato americano al quale sono più legata (l’Illinois) e ne ho tradotto un brano. Lo trovate qui sotto: è niente meno che Dave Eggers che, dopo aver elencato i motivi per cui – alquanto inaspettatamente – il dimesso e ipnotico stato dell’Illinois è il Numero Uno in diverse specialità nazionali (grattacieli, premi Nobel letterari, snack food, Lincoln), racconta perché lo è anche per lui.

Un racconto semplice, affettuoso e caloroso. Un racconto che mi ha ricordato il perché in un posto così tanto dimenticato da Dio e provinciale io sia riuscita perfettamente a immaginare una vita parallela. Un racconto che fa il paio con la recensione che tanto vi è piaciuta di Shotgun Lovesongs. Un racconto a cui, infine, ne farò seguire altri, tutti tratti e tradotti da questa collezione, tutti esercizi di scrittura per me e scoperte letterarie per voi.

Benvenuti, allora, in questo primo, inedito (letteralmente), sorprendente viaggio dentro l’America. Non entriamo dalla solita porta principale, ma da un’altra, più dimessa, quieta e piatta: la porta sul retro.


Ma questa è una terra incantevole. È il Midwest, dopo tutto, lo è per tutte le sue maledizioni e lo  è per le benedizioni. E per quanto sofisticati certi Illinoisiani tentino di essere, per quanto veloci siano alcuni di loro a cercare di lasciare lo stato appena diventati adulti, altrettanto veloci sono quasi tutti a proclamarsi Midwesterns. Per prima cosa e prima di tutto. “Credo sia il Midwestern in me”, dicono per spiegare, ad esempio, la loro riluttanza, una volta stabilitisi in un luogo più cosmopolita e saturo, a prendere parte a esperimenti che coinvolgano pipe, lacci, candele e cavie. “Non facciamo queste cose nel Midwest”, dicono. E mentre lo dicono pensano a tutti quei viaggi in macchina lungo la Interstate 57, accanto ai silos di grano e agli Stuckey’s, quei viaggi in cui sono grati per la piattezza della terra, la moralità della sua gente – la maggior parte della gente, almeno – e la loro scarsa inclinazione a rifletter troppo su un concetto piuttosto semplice, come fermarsi per qualcuno che è rimasto senza benzina.

Ad esempio, può essere che un giorno stai guidando verso il sud dello stato. Stai guidando dalla tua vecchia casa nell’estremo nord dello stato verso e oltre Chicago, oltre il suo Loop assurdamente bello, il lago – non abbiamo menzionato il lago! -, oltre l’adesso molto più pulito Chicago River che attraversa perfettamente la città, tutti i ponti che portano le persone dall’altra parte, stai guidando e continui ad andare verso sud, oltre la città, oltre le periferie delle Robert Taylor Homes, e così avanti lungo tutto lo stato. Stai guidando attraverso Champaign-Urbana, dove sei andato a scuola, e dopo ore di strada piatta e senza curve, una volta superate le città gemelle da venti minuti, ti accorgi di essere rimasto senza benzina. Come è possibile? Vent’anni di patente, un totale di cento e più viaggi come questo, e rimani senza benzina a gennaio sulla I-57. La temperatura rilevata è di 18 gradi sotto lo zero, quella percepita di meno 27. E indossi una giacca a vento.

Ma sei nel Midwest. E questo significa che starai fuori dalla tua macchina con le ossa così congelate che tutto quello che riuscirai a dire sarà “Oddio oddio oddio” in rapida successione mentre balli sul posto ma non starai lì in piedi per molto. Si fermeranno tutte le macchine. Tutte. Le prime due saranno piene di cani e staranno andando in senso contrario quindi le lascerai andare. La terza sarà piena di una mamma e un papà e due bambini e due ragazzini, e avranno i finestrini abbassati. Entrerai dentro, la macchina andrà così piano per via di tutto quel peso che la prima accelerata ti spedirà dritto contro il soffitto. E anche se ci saranno i finestrini abbassati – perché i finestrini abbassati? – lì dentro sarà sempre, in qualche modo, caldo.

Le coppie di ragazzini sono di otto, undici e diciassette anni, e la figlia adolescente, bianca, ha con sé il proprio ragazzo, afroamericano. Lui starebbe più a suo agio con i genitori che con la ragazza adolescente, che sta tenendo il broncio per una questione di principio. I bambini e i ragazzi saranno seduti uno sul grembo dell’altro e rideranno per questo, facendosi il solletico a vicenda mentre tu sei seduto lì con loro sul lato sinistro del sedile posteriore, scusandoti per essere rimasto a secco nel bel mezzo del giorno, in un giorno così incredibilmente freddo. Rideranno e rideranno ancora di questo, e poi presto torneranno a quello di cui stavano parlando prima di caricarti – se andare o meno a St. Louis quel weekend per vedere l’Arco – fino a che si dimenticheranno del tutto che tu sei lì (è così una routine caricare sconosciuti congelati). Ti scaricheranno alla pompa di benzina e tu dirai loro di non aspettare e loro se ne andranno, andranno a portare il ragazzo della figlia a un colloquio di lavoro. Dopo che avrai riempito la tua tanica rossa scassata con un gallone di benzina, ti sporgerai di nuovo verso il ciglio della strada – oddio oddio il freddo, è irrazionale e crudele come un serpente – e ci vorranno forse quindici secondi prima che un camionista ti veda, ti faccia cenno di salire in cabina e ti porti indietro alla tua macchina, due miglia più avanti lungo la strada. Tutta la cosa ti porterà via venti minuti. Questa esperienza, che avevi già avuto in varie forme altre quattro volte mentre frequentavi il college nel sud dello stato – perché l’indicatore della benzina della tua Rabbit dell’81 non funzionava un granché bene – significa che l’Illinois è il Numero Uno, per te almeno, in termini di senso di generosità, semplice generosità che ti rende felice di provenire da lì e da nessun’altra parte, perché dove saresti tu o chiunque altro senza la sua elementare virtù, senza il contrasto tra il buonsenso delle terre pianeggianti e la progressiva spinta propulsiva fatta per mandarti sempre verso nord? La terra, devi ammetterlo, ti rende sentimentale. La terra ti rende orgoglioso. Ti senti un mollaccione per il fatto di amare quella terra, la Terra di Lincoln, come la ami. Eppure, la ami.


Dave Eggers

Dave Eggers


PS: l’immagine che ho usato per l’articolo in homepage è di un disegnatore che in rete si fa chiamare mosteverybodylivestheirlives.

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