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Alle origini della scrittura | George Saunders


george saunders figurina mcmusa

L’anno scorso, dopo la pubblicazione americana di Dieci Dicembre, lo scrittore George Saunders inizia un never-ending tour di interviste, apparizioni, discorsi e presentazioni. Il libro annunciato a gennaio 2013 dal “New York Times Magazine” come il più bello dell’anno lo è davvero e tutti lo divorano, tutti ne parlano. Saunders diventa presto una sobria superstar e i suoi racconti – diversi, obliqui, disturbanti – aprono un mondo narrativo nuovo. Un mondo composto prevalentemente da indefinite periferie, incolori monotonie urbane, sobborghi ipnotizzati. Un mondo che presto viene battezzato Georgeland e che – Saunders confessa – molto ha in comune con l’immensa Chicagoland in cui lo scrittore trascorse l’infanzia.

Tornammo in macchina per andare via. Non c’era traffico, non c’era gente, neanche un fiocco di neve giù a spirale nelle luci della strada. Saunders si guardò intorno e disse: “Il mio piccolo regno.” Poi aggiunse, distrattamente: “Penso a questo posto quando osservo le mie storie e noto un qualche minimo sovrapporsi di contemporaneo e nostalgico. È la Chicago vecchio stile che cerca di emergere. E quando me ne accorgo, è qui, proprio qui, che viene fuori.” E poi andammo via.

Questa è una delle mie Figurine, la collezione di curiosità americane più o meno introvabili.

Livello di introvabilità di questa figurina: medio.

È stata tratta (e liberamente tradotta) da un articolo del 10 febbraio 2013 del “Chicago Tribune” scritto da Cristopher Borrelli, giornalista che ha cercato di mappare le origini della scrittura di Saunders caricandoselo in macchina e facendogli girare tutta – o quasi – la periferia di Chicago mentre un registratore acceso su ON catturava le loro parole.

Realizzazione grafica della figurina a cura di Thomas Guiducci.

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