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C’era una volta il Texas | Merritt Tierce


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Dove c’è sesso c’è attenzione. Dove c’è sesso svuotato c’è discussione. Dove c’è sesso svuotato e sentimenti materni pieni allora c’è rivelazione. A leggere una qualsiasi delle recensioni che raccontano il primo romanzo di Merritt Tierce, Love Me Back, sia in Italia sia in America, sembra che questi rapporti tra temi del libro ed effetti sul lettore siano davvero il cuore di un esordio narrativo di successo.

Merritt Tierce, l’autrice, era una cameriera. Un giorno di qualche anno fa si iscrive a uno dei più importanti programmi universitari di scrittura d’America (quello dell’Iowa) e diventa in poco tempo – senza molte difficoltà e, anzi, con un percorso da esordiente piuttosto insolito e fortunato – un soggetto autoriale per il quale si voltano tutti i più imponenti riflettori critici: grandi giornali, gruppi di lettori, firme importanti, librai.

Se le parti più belle del romanzo sono proprio quelle che mostrano al lettore la turbolenza e la violenza del lavoro nei ristoranti (la cameriera diventa scrittrice raccontando di una cameriera); se le parti più critiche (e, per me, criticabili) del romanzo sono proprio quelle che raccontano del sesso e dei tagli sul corpo e delle solitudini madre-figlia; se le parti più vivide sono i ritratti di tutti gli uomini da cui Marie si fa scopare; se la totalità di queste parti ti fanno credere che esista un posto, in America, dove la carne è così viva da desiderare di ucciderla, allora io quel posto desidero conoscerlo, voglio vederlo, voglio vederlo ancora di più. Accendete i neon in copertina, è il caso di dire:

benvenuta nel ventunesimo secolo, narrativa texana. Lei è Marie, la tua cameriera. Oggi sarà lei a prendersi cura di te.

Questa è una delle mie Figurine, la collezione di curiosità americane più o meno introvabili. Per lungo tempo la rubrica è rimasta congelata nel retrobottega del blog ma dal mese scorso è tornata più bella che mai: nuova grafica, nuovi personaggi, la scoperta di fonti e immagini sempre diverse e sempre più interessanti.

Livello di introvabilità di questa figurina: mediobasso.


È stata tratta e liberamente tradotta da un articolo uscito sul Texas Monthly del settembre 2014 dal titolo Dallas Flambè: a parte il sesso, il vuoto e il sogno americano, cosa racconta del Texas una storia moderna ambientata in Texas? Cosa può dire di Dallas una storia in cui non ci sono cowboy né cavalli né petrolio né paesaggi di case basse e strade polverose? L’articolo sostiene che Carne viva (titolo italiano del romanzo, edizioni Sur) riporta sulla pagina, forse per la prima volta da sempre, un’attualità del Texas fatta di varietà umane e cartoline di periferia, fatta di stoviglie di ristoranti e di mix etnici ai loro tavoli, fatta stereotipi americani trasformati in briciole e di convivenze tipicamente metropolitane fra chirurghi, avvocati, turisti, manager italoamericani cocainomani e afroamericani che si fanno chiamare Bishop e arrivano sempre accompagnati da un fotografo.

Siccome, come già sapete, il rapporto tra letteratura e geografia è il mio grande pallino da sempre e, come forse invece non sapete, il Texas sarà la mia prossima meta di esplorazione, stasera saranno proprio queste le cose che chiederò a Merritt Tierce in persona: l’autrice, infatti, è in tour in giro per l’Italia e oggi sarà a Torino alla libreria Therese insieme a Paolo Cognetti.

Se la McMusa non è ancora in Texas, allora il Texas va dalla McMusa. Anche nelle sue forme più inaspettate: senza selle e senza lazo, solo con un rosso di sfondo e un neon acceso in primo piano.

Se le Figurine vi piacciono e volete collezionarle tutte, una volta al mese affacciatevi qui, nella vostra nuova edicola americana del cuore. Non si fanno mai promesse che non si possono mantenere ma io vi dico che qui di doppioni non ne troverete mai!

La realizzazione grafica delle Figurine (prima e seconda edizione) è a cura dell’ormai leggendario e fedelissimo Thomas Guiducci. L’immagine scelta per la Figurina è della fotografa americana LeAnn Mueller, di cui consiglio senza ombra di dubbio il progetto Texas BBQ. Tanto per rimanere in tema 🙂

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