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From Nowhere to Nirvana | Kurt Cobain


figurina #6 - kurt cobain

Sono vent’anni che Kurt Cobain è morto. Era l’8 aprile 1994 quando trovarono il suo corpo senza vita; era il 5 aprile 1994 quando lui quella vita insostenibile decise di togliersela. In questi vent’anni e, ancor più, in questi giorni che precedono l’anniversario della morte, su qualsiasi magazine, blog, giornale o testata (anche quelli più impensabili) spuntano foto inedite, lettere inedite, cartoline inedite, scarabocchi inediti. C’è un frastuono mediatico incredibile, che sfama per lo più (o soltanto) i cazzari e lascia i veri amanti di Kurt Cobain a godersi – ancora una volta – il proprio doloroso silenzio. Un silenzio che ha molto a che fare con il peso della lontananza, la presa mancata su un volo inaspettato, quello sguardo che si immalinconirà sempre di fronte alla libertà assoluta e disarmante di un altro essere vivente che salta in pace o nel dolore. Lui a guardare un micio, noi a guardare lui.

Dopo la sua morte questa foto divenne il simbolo di Kurt che fluttuava verso il Paradiso. Di solito Kurt raggiungeva il suo personale stato del nirvana quando stava sul palco a suonare. Lo potete vedere qui, nella pacifica espressione del suo volto, nonostante stia mezzo volando.

Questa è una delle mie Figurine, la collezione di curiosità americane più o meno introvabili.

Livello di introvabilità di questa figurina: assoluto.


La potete trovare solo se andate all’Experience Music Project di Seattle dove da ormai qualche anno è esposta la più grande e completa mostra di memorabilia dei Nirvana: Taking Punk to the Masses. From Nowhere to Nevermind. Le parole riportate sono di Charles Peterson, il fotografo che rese grande l’estetica bianca e nera del grunge e del Seattle Sound, e si riferiscono alla foto qui a fianco. In occasione del ventennale della morte di Kurt Cobain, il 6 aprile si riuniscono qui per una specie di riunione/commemorazione dal titolo Come As You Are i soli e unici grandi personaggi che su Kurt Cobain possono ancora dire qualcosa di interessante, tra cui Charles R. Cross (lo scrittore e il ricercatore), Bruce Pavitt (il cofondatore della Sub Pop) e, appunto, Charles Peterson.

L’impossibilità di essere lì con loro è assoluta e frustrante; un po’ meno l’introvabilità di questa figurina (su cui ho leggermente mentito): un giro all’EMP lo potete fare con me che lo racconto qui, oppure con un giornalista di Rocksubculture che lo racconta con molti più dettagli, foto, scritte e descrizioni nel suo articolo/diario.

Non è consolante avere un museo su un artista che ami, invece della presenza e basta dell’artista che ami. Eppure è tutto quello che ci resta, perché è crudele ma è così, dal salto libero siamo purtroppo atterrati già da un pezzo e la malinconia di quello sguardo pieno di pace adesso si porta dietro la terra, il cielo, il sole e tutti gli immensi pianeti lontani.

Realizzazione grafica della figurina a cura di Thomas Guiducci.

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