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Il libraio suona sempre due volte. Aprigli.

Torino è una città con una strana personalità: per quanto si sforzi di tenere un certo decoro e rispettare le formalità, ovunque spuntano cose turbolente. Cose turbolente che hanno a che fare – di solito – con l’espressione originale.

L’ho già scritta qualche giorno fa questa romanzata introduzione, a proposito di Lombroso 16 e i corsi che proporrà a partire da metà ottobre. E oggi la ripeto a gran voce, avvalorando così la tesi secondo la quale è ben difficile che io dica cose a caso.

Ieri sera sono andata da Melissa, un’erboristeria di via Gaudenzio Ferraris, a 25 passi dalla Mole Antonelliana, per una serata dal titolo Il libraio suona sempre due volte. A organizzarla, i librai della Libreria Therese Profumi per la mente: Davide, Davide e Sara. 3 librai con un dono, un dono diverso per ognuno di loro.


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Gennaio 2009. La bionda e la bruna. Da allora è cambiata solo una frangetta.


Sara è una delle mie più care amiche da quando andavamo al liceo. Di quelle che ti sta dietro quando stai male, ti sta di fianco quando c’è da correre forte, ti sta davanti quando c’è da ridere per tenerti la pancia e non farti fare la pipì addosso. Il suo dono, che è quello che conosco meglio di tutti, è di creare ponti tra le persone, le cose belle, la fantasia e la realtà. Un giorno mi ha dato un segnalibro con su scritto Il libraio suona sempre due volte e la foto di Davide e Davide accerchiati dai libri in un luogo che poteva essere un teatro, una scuola, un cinema, ma non una libreria. Ho usato quel segnalibro per correggere bozze, leggere libri, infilare pagine di un’agenda stracolma di doveri e ladra di tempo libero, e poi ieri sera ho detto: il libraio suona? Bene, io al libraio gli apro perché non ho più voglia di rimandare.

E non avete idea di quanto ho fatto bene.

Da Melissa c’erano fiori secchi, barattoli in vetro pieni di fiori secchi, teiere e tazze

dove mettere i fiori secchi, tisane e infusi e profumi e dolci fatti con i fiori secchi, erbe aromatizzate a forma di fiori secchi. Non sono una grande amante dei fiori secchi – e infatti sono arrivata lì con una mirabolante bottiglietta di Coca Cola in mano – ma Melissa è un posto stupendo e ieri sera ci ha accolto con la magia delle cose nascoste piene di belle sorprese.

Eravamo tantissimi, ci siamo sistemati su divani, poltrone e cuscini sparsi per l’erboristeria delle sorprese, mentre Davide e Davide sistemavano davanti a noi, come fossimo stati in un mini anfiteatro, una ventina di scatole di legno foderate con mappe di città e piene di libri. Ho osservato interamente la loro operazione di sistemazione e non ho capito molto bene che logica seguissero: uno prendeva una pila di libri e la sistemava in orizzontale in una scatola, poi passava qualche minuto e l’altro prendeva quella stessa pila e la spostava in verticale per terra vicino a un’altra scatola. Passava ancora qualche istante e la stessa pila la ritrovavo nella scatola più in alto in diagonale. Un tetris ben incasinato e caotico, ma alla fine risolto alla grande.


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Poi hanno iniziato, salutandoci, ringraziando con galanteria (e ricordiamo che la galanteria è un dono prezioso) la sorprendente ospite Melissa, e spiegando che cosa stavano per fare. Poche parole, una grande introduzione.

Se l’editoria è un settore in crisi, gli italiani leggono poco, le librerie chiudono e c’è troppa offerta di storie e libri per una domanda che non le corrisponde, i librai Davide e Davide dicono ok, la lamentela è facile e spontanea ma non porta da nessuna parte. Non si aspetta – pazienti sì, ma anche molto passivi – che il lettore arrivi al libro, ma si porta il libro fuori dalla libreria, lo si porta alla gente, lo si racconta, lo si spiega, lo si vive davanti a delle persone (persone prima che lettori!) in posti nuovi e scelti, in cui ci si può sentire a proprio agio. Qualcosa, poi, succede sempre.

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Davide e Davide.


Due regole, per orientare la pesca nelle venti scatole piene di storie:

  1. niente libri da classifica, loro hanno già tanta diffusione e visibilità;

  2. abolizione della regola dell’ultima uscita, quella per cui si parla solo dei libri appena pubblicati. No, se un libro è bello è bello sempre e sempre se ne può parlare (pensiero che condivido e pratico in pieno).

Un volume a testa, alternandosi, Davide e Davide iniziano a scegliere i libri dalle scatole e a presentarceli. Sono libri che hanno letto e amato, qualche volta perché ben consigliati dalle case editrici o dagli stessi autori/traduttori/editor, più spesso perché sono due librai che hanno il dono della curiosità e dell’intuito, e quindi giù a testa bassa a leggere, capire, studiare.

Io, ovvio, tengo d’occhio i titoli all’americana e Davide maglietta granata me ne presenta due, che qui presento a mia volta cercando (!) di riportare le sue parole.

Ben Fountain, E’ il tuo giorno, Billy Lynn!, minimum fax > ci sono libri bellissimi che per ragioni misteriose passano completamente inosservati. C’è un articolo di Christian Raimo, editor a minimum fax che pubblica però come scrittore con Einaudi, che lamenta proprio questo fatto a proposito di questo libro. Nessuno ne sta parlando, come se in Italia nessuno si fosse accorto che è uscito. E’ in realtà un libro bellissimo, adatto per gli amanti della scrittura contemporanea americana, quella che è un po’ stile Wallace, quando tutto sembra perso ma poi tutto si ricompone magistralmente verso la fine. E’ la storia di Billy Lynn, soldato americano in Iraq, che con la sua squadra di nome Bravo compie un’operazione militare di successo, e torna in patria come eroe per una specie di tour promozionale della guerra: lui e i suoi compagni vengono infatti mandati in giro per il paese a farsi conoscere e a parlare di quello che hanno fatto in Iraq. Il romanzo racconta dell’ultimo giorno di questo tour promozionale della guerra, l’ultimo giorno prima di tornare di nuovo nella terra della guerra in Iraq, il giorno in cui Billy, 19 anni, vede l’isteria collettiva di una nazione che li vuole eroi a tutti i costi.

Sei mio! Altro libro:

John Freeman, Come leggere uno scrittore, Codice edizioni > questo è un libro per i lettori affezionati, quelli che vogliono avere con i loro scrittori preferiti un rapporto che includa anche le curiosità della loro vita, il privato. Non so se sapete che Murakami ha una forte passione per la corsa.. un giorno stava correndo e gli è venuta un’idea per una storia. Si è detto – sempre correndo – da oggi faccio il romanziere. Be’, che grande idea! [risa generali] Tutti questi particolari della vita degli scrittori – c’è Murakami, c’è Wallace, c’è McEwan – sono stati raccolti da John Freeman, il direttore della rivista americana di letteratura per eccellenza, Granta. Nella sua carriera, Freeman ha intervistato tutti i grandi scrittori che sono passati per New York e ha raccolto alcune di queste interviste in un libro oggi pubblicato in Italia da Codice, che magari non leggerete tutto d’un fiato, ma terrete sul comodino e ne leggerete un po’ alla volta.

La serata continua con la presentazione di altri cinque o sei libri, una lettura divertente che i due Davide usano – ci confessano – come cavallo di battaglia per far ridere i lettori – riuscendoci – e un saluto alla prossima volta che in realtà si trasforma subito in una coda ben folta di persone davanti alle scatole piene di storie, tutte con i soldi in mano per comprarne una.


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Bisogna essere abili narratori e coraggiosi lettori insieme per fare quello che hanno fatto Davide e Davide ieri sera, e grandi comunicatori per collegare persone e storie come fa Sara tutti i giorni. Chi andrà a trovarli in una delle loro due librerie torinesi (una in corso Belgio 49bis e l’altra in via Carlo Alberto 27, dove c’è il cinema Centrale) si faccia raccontare Pugni, ad esempio, di Pietro Grossi, Sellerio (un gran momento, ieri sera!), oppure chieda informazioni di In viaggio con i libri, la libreria viaggiante a forma di automobile (o viceversa) che i ragazzi usano – in collaborazione con la casa editrice EDT – per portare in giro i loro libri e la loro serata, che sia a Torino, Cagliari, le valli di Lanzo, la Toscana, una piazza, una scuola, una fabbrica. O un posto dove i libri ancora non ci sono e allora ha tantissimo senso portarli, ha tantissimo senso fare di questo posto un presidio a forma di libreria.

La porta è sempre aperta per chi racconta belle storie. Basta solo suonare.

Buon incontro.


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