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Kurt Cobain, un alieno in un graphic novel

Lui si chiama Danilo Deninotti, è nato nel 1980 e vive a Milano. Ha co-fondato quella meravigliosa rivista letteraria dal nome musicale, “Eleanor Rigby”, ha pubblicato alcuni racconti e poi, un giorno, in circostanze misteriose e forse alcoliche, ha realizzato che Kurt Cobain, uno dei miti più importanti della sua e della nostra giovinezza, era stato, in realtà, non un uomo come noi ma un alieno. E su quest’idea ha sceneggiato un racconto a fumetti.


Nel momento in cui si compie il ventennio dalla morte del Kurt dannato leader dei Nirvana, le Edizioni BD portano in giro per l’Italia un libro che racconta i suoi anni più freschi e formativi, quelli che per un tipo come Kurt Cobain avevano significato realizzare la propria diversità, conoscere sì l’amore per la musica ma anche la solitudine che viene sempre insieme, e sperare che un giorno gli alieni di cui lui si sentiva membro eletto scendessero sulla Terra e se lo riprendessero. La tenerezza della formazione di un artista controverso insieme alla mediocrità della provincia americana, entrambe ancora lontane dai palchi underground di Seattle e, ancor di più, dalle luci sexy e crudeli del successo mondiale. Insieme al racconto di Danilo, a dar vita a queste immagini c’è il tratto di Toni Bruno, un tratto che aggiunge alla caratterizzazione di Kurt Cobain e degli spazi di un’America dimessa e anonima la percezione di una fioca malinconia.

Tanto per capire il livello di affezione che ti ha legato al progetto: quanto ami Kurt Cobain da 1 a 10? Quanto ha contato la sua figura per la tua formazione?

Ovviamente 10. Ma in realtà non è un voto stabile nel tempo. Il grado di legame emotivo e di influenza che hanno avuto Cobain e i Nirvana da quando avevo 12 anni a oggi che ne ho 34 è stato mutevole. È sempre stato forte, ma se durante l’adolescenza era assoluto – una sorta di fede cieca che però ha forgiato la mia formazione ed educazione musicale – poi, crescendo, c’è stato un momento quasi di vergogna, perché comunque alla fine erano un gruppo mainstream e il Cobain idolatrato mi infastidiva. Poi per fortuna negli ultimi anni sono riuscito a ritrovare una prospettiva nuova, più matura, che mi ha permesso di vederli in un modo diverso, umano.


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Vogliamo la storia più autentica che sta dietro alla creazione del libro… si può?

Guarda, dal momento dell’idea iniziale al libro stampato, tutto il percorso è stato un Vietnam di aneddoti e scherzi, ma anche di bestemmie e paure. Spesso mi chiedono come è nata l’idea e allora racconto di come tutto sia iniziato con una menzogna (Andrea Ferrari di BD mi chiese che ne pensavo dell’idea di un fumetto su Cobain e gli risposi che avevo già un’idea). Altre volte mi hanno chiesto come lavoravamo io e Toni (e allora giù di aneddoti su chiamate la mattina per discutere delle inquadrature mentre lui era in giro con il cane). Poi c’è la storia della prefazione di Toffolo (che mi hanno tenuto nascosto TUTTI per farmi un regalo). Per non dire di una notizia che ancora non possiamo dare ufficialmente, ma che è davvero bellissima.

C’è però una cosa che non ho mai raccontato, che credo faccia capire bene che tipo di amicizia è nata grazie a questo lavoro tra Toni e me. Quest’estate ho preso il fumetto precedente di Toni, Lo Psicotico Domato. Non l’avevo ancora letto perché tratta di un tema difficile come la depressione. E quel libro è autobiografico. Eravamo entrambi un po’ tesi, come se quelle pagine avessero potuto compromettere la leggerezza con cui stavamo lavorando al nostro fumetto. È andata a finire che il giorno dopo gli ho mandato questa foto, con la dida “Toni Bruno effect”:




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Che cosa hai voluto raccontare di Kurt Cobain?

Ho voluto raccontare quella che è la parte meno conosciuta della sua vita. La sua crescita, la sua formazione e fermarmi un momento prima in cui tutta quella purezza venisse spazzata via dal personaggio Cobain (quello del successo, della fama, della droga, della depressione, dell’icona mitizzata). Ma il mio obiettivo era anche usare le vicende personali di Kurt Cobain per raccontare una storia semplice e comune a tante persone nel momento dell’adolescenza, quando inizi a prendere coscienza di te stesso e a interrogarti sul qual è e quale sarà il tuo posto nel mondo. Un momento in cui può accadere di sentirsi diversi e in cui si va alla ricerca di persone (diverse) che ci somiglino.


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Che cosa ha significato per te avere a che fare con Kurt adolescente, che cosa provavi nei suoi confronti? La scelta di descrivere la sua adolescenza è stata – forse inconsciamente – un modo per salvarlo dal suo stesso destino?

Non avevo mai pensato a questa cosa del raccontare quel periodo della sua vita per salvarlo dal suo destino. Di sicuro però quello che racconto è il Cobain che mi piacerebbe fosse ricordato. Il Cobain appassionato anche se un po’ stronzo, quello che crede e insegue una passione anche se a volte in modo egoista. Un Cobain umano, non filtrato dalla patina delle copertine dei giornali o riletto e reinterpretato a causa di come ha deciso di porre fine alla sua vita.

Forse dovrei fare questa domanda a Toni Bruno, ma secondo te l’azzurro che domina la tavole che racconto ci vuole raccontare?

La scelta del monocolore sta diventando un marchio di fabbrica di Toni. L’aveva iniziata a sperimentare su altri lavori e, quando abbiamo cominciato, ha deciso da subito di usarla anche a questo giro. Questa, nelle mie intenzioni, doveva essere una storia intima e delicata, e quell’azzurro dà un tocco di melanconia (non di tristezza) che è esattamente la sensazione che volevamo esprimere. La colorazione è stata poi tecnicamente eseguita da Mattia Zoanni. Arrivati a inizio settembre 2013 con le chine ancora da finire, ci si è resi conto che non ce l’avremmo mai fatta a chiudere il libro per Lucca Comics, perciò Andrea Ferrari, editor di BD, ha scovato Mattia, che, supervisionato da Toni, ci ha letteralmente salvato il culo.


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Una domanda particolare e forse difficile, ma di cui vorremmo una risposta, noi che con i fumetti non ci sentiamo del tutto a nostro agio: come si legge un graphic novel? Ci sono delle cose che dobbiamo fare per evitare di perderci qualcosa?

È come chiedere come si ascolta una canzone, si guarda un film o si legge un libro. Dipende da che fruitore sei e se sei un mero fruitore oppure no. Io per esempio non riesco ad ascoltare un disco o una canzone come semplice sottofondo (quando lo faccio, metto album che conosco a memoria), o a guardare un film o a leggere un libro senza nel frattempo analizzarne i tratti tecnici e provare a cogliere e studiare e a intuire le scelte narrative e di stile. Quindi non credo di saperti rispondere da puro lettore che si gode il piacere di far scorrere le pagine e si perde nella narrazione. Un fumetto lo leggo molto lentamente e spesso torno indietro di tot pagine se mi rendo conto che delle precedenti non ho tutto chiaro in testa (struttura della tavola, inquadrature scelte, posizione dei personaggi, dettagli minimi di ambientazione o caratterizzazione dei personaggi, dialoghi e scelta delle parole, eccetera). Una mia amica, con cui parlavo di questa cosa qualche tempo fa, mi diceva che lei un fumetto lo legge sempre due volte: la prima per la storia e la seconda per i dettagli. Mi sembra un buon compromesso.

Lo è, infatti. Soprattutto per questo libro che si potrebbe leggere non due ma infinite volte. Una per la storia, una per i dettagli, una per l’azzurro, una per riconoscere le canzoni, una per rivivere un po’ di quella lontana malinconia, una per riportarlo un po’ qui con noi, una per gli alieni, una per la musica e così via..

Una cosa sto imparando da quando mi sono avvicinata ai fumetti: che tutti siamo ben accolti, non importa da quale cominciamo. Allora cominciamo da qui. Buona lettura.

 

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