Mettiamo il caso che ogni anno è un viaggio diverso. Che inizia in un posto e finisce in un altro. Che inizia con te in un modo e finisce con te in un altro modo.
Un viaggio – il 2013 – si è appena concluso, saluto i compagni più fedeli, le sorprese più gradite e le cotte senza rimedio, e sono pronta per fare posto ai famigerati progetti e propositi, ai sogni rinnovati e, soprattutto, ai possibili nuovi incontri. Incontri, come la rubrica di questo blog che oggi si rimette in moto. Incontri come quelli che io e voi stiamo per fare con alcuni personaggi inaspettati, non annunciati in pompa magna, eppure già piuttosto intriganti.
Questi:
Il grande Chuck Il cowboy Bobby La pistolera Jane Il Medicine Man Ed Il ghignante Lee.
Cinque fuorilegge da libreria.
“Banditi e pirati del mondo moderno”, questi sono i primi cinque scrittori che Nicola Manuppelli, scrittore, traduttore e cercatore di pepite in quella sconfinata terra dell’oro che è la letteratura americana ha scelto per inaugurare una nuova collana – I Fuorilegge, appunto – di un nuovo marchio editoriale – Barney Edizioni.
Tanto vicini a John Cheever, John Williams, Raymond Carver, Richard Ford e il loro compagno baciato dal successo ma allo stesso modo disgraziato e outlaw, Stephen King, quanto lontani da David Foster Wallace, Jonathan Franzen e gli altri famosissimi: tale è l’essenza di un essenziale inquadramento teorico, se questo è quello di cui sentite il bisogno (e che qui viene meglio approfondito).
Queste, invece, le loro facce: sotto non c’è – ancora – una taglia ma il titolo del libro che dalla loro penna (e da quella di Nicola) arriverà in Italia a partire da fine gennaio.
E questa, infine, è la voce di Nicola, il fuorilegge capobanda che riunisce e guida il gruppo, galoppando fra traduzioni, lanci, booktour e interviste.
Tra cui, la mia.
Stavo lavorando a un progetto sulle scuole di scrittura creativa in America e in questa occasione ho incontrato alcuni scrittori. Tra i primi, anzi, il primo è stato Chuck Kinder, di cui successivamente sono diventato biografo ufficiale. Lui mi ha fatto conoscere un gruppo di autori che erano accomunati da un gusto e una sensibilità simili, certo, ma anche da una vita comune. Da un fare comunità insieme. Fuori e dentro le opere. Tra questi c’era anche Mike Koepf, il quale mi disse: “Se tu decidi di fare questo lavoro tocchi la vena d’oro della letteratura americana, quella esclusa dai circoli dei burocrati di New York.”
Il lavoro sarebbe stato, per Nicola, leggere le opere di questi scrittori, metterle una vicino all’altra, tradurle e portarle in Italia. Inserite in un’unica collana come in un’unica storia sulla letteratura americana.
Quando sono andato a casa di Kinder, a Pittsburgh, lui ha organizzato un party in mio onore e lì li ho conosciuti quasi tutti.. non è una cosa inusuale in America, se entri in questo ambiente è molto facile che tu venga introdotto ad altri scrittori, che ti vengano presentati autori, artisti. Ed è proprio perché tra di loro sono amici, sono fuorilegge che si frequentano nella vita vera e poi si citano l’un l’altro nei libri, come fece Kinder con Carver, che era un suo carissimo amico, o il giovane Michael Chabon con Kinder, questa volta nei panni del maestro.
I fuorilegge contrapposti ai burocrati, quindi, ovvero quegli autori che, da un lato, fanno parte di un certo mainstream della letteratura americana, quello che arriva da noi con più facilità e promozione, è pubblicato sempre dalle stesse case editrici e vanta nomi che spesso precedono per fama le stesse opere, e, dall’altro, sono – dalla prospettiva di chi in America vive e che l’America vuole raccontare – un circolo di persone che poco hanno a che fare con la vita vera.
La vita che se uno ti chiede “ma dove li trovo i personaggi che canta Springsteen nelle sue canzoni?” tu non puoi certo indicare i loro libri.
Quando ho sentito di questa contrapposizione, i burocrati e dall’altro lato gli esclusi, ho subito pensato a Hollywood e a Sundance, il mainstream e dall’altro lato la vita vera, fatta di feste, momenti insieme, ma anche di rapporti burrascosi, sia personali che professionali. Sono tutti scrittori molto alla mano, apparentemente. Ricordo due di loro, i più famosi, quelli che conosciamo meglio anche in Italia, Richard Ford e Raymond Carver. Il primo lo vidi a Milano, alla presentazione di un suo libro. Era perfetto, composto, formale. Poi lo conobbi di persona ed era tutto l’opposto, era un disadattato, un uomo che provava disagio. E Carver lo stesso. Erano uomini di cui spesso si fraintende la vera natura perché questa deve essere “educata” dalle convenzioni, ma nelle loro opere il senso di disagio resta.
Resta dove? Cos’hanno in comune questi scrittori e i loro personaggi?
Sono fuori dal canone e, stando in mezzo a loro, sembra di stare in un film western, pronti a far partire al galoppo i cavalli o a tirar fuori le pistole. Ecco perché fuorilegge. Perché per loro l’unica legge è la scrittura: vivono come vorrebbero scrivere e scrivono come vorrebbero vivere.
Negli Stati Uniti alcuni di loro sono molto noti: attorno a Kinder, ad esempio, si è creato un vero e proprio culto e molti altri scrittori si sono trasferiti a Pittsburgh apposta per creare con e vicino a lui una comunità letteraria. Altri, la maggior parte, no, sono personaggi misteriosi, non molto visibili, che vivono una vita fatta, sostanziata proprio sulla scrittura.
Loro vivono la scrittura e scrivono di vite normali, povere, non eccezionali. Il loro timone è sempre la storia e la loro bravura è la trasparenza dello stile con cui quella storia viene messa sulla pagina e raccontata. In uno dei loro romanzi possono esserci migliaia di citazioni oppure cambi di stile o di tono: non te lo fanno mai notare, la loro scrittura non si compiace della bravura e mira alla godibilità della lettura. Quello che succede con questi scrittori è che quando si prende in mano un loro libro lo si legge sul serio. Spesso mi è capitato di sentir dire che i libri di alcuni autori vengono comprati, sì, ma poi non vengono letti perché troppo difficili e complessi. Invece con i libri dei fuorilegge succede un po’ quello che successe con Stoner di Williams: diventano noti in mano ai lettori e grazie ai lettori perché si leggono proprio bene.
Se questo vuol dire essere fuorilegge, allora chi o cosa è la legge?
La legge è la copertina, è l’oggetto libro che deve colpire più e prima della storia. La collana I Fuorilegge vuole proporre un’idea di letteratura vicina al cinema o al concerto, una via di mezzo tra il best seller e la letteratura di culto, quella che spaventa. E questa proposta è molto in linea con lo stile di vita degli scrittori fuorilegge: loro leggono moltissimo, si divertono e scrivono tutto quello che accade alle loro vite, la scrittura è lo strumento con cui parlano. Nei libri ci saranno prima di tutto le loro storie, quindi, ma anche musiche – le colonne sonore dei loro racconti – e fotografie – lo sfondo che costituisce il loro immaginario. E poi uno stesso proposito, che parte da loro scrittori, ma che ho fatto mio anche io come traduttore: arrivare alla perfetta godibilità della lettura, provare piacere mentre si legge.
Il 28 gennaio arriva in libreria il primo fuorilegge, Robert Ward, con Io sono Red Baker. Che è sì il titolo del romanzo ma anche quello del booktour che lo porterà in Italia durante tutto il mese di febbraio in compagnia proprio di Nicola e di altri ospiti. Poi, a scaglioni di due, lo raggiungono anche gli altri, per primi Lee Maynard e Jane Urquhart, poi Ed McClanahan e Chuck Kinder. Per quest’ultimo è prevista una nuova edizione di Lune di miele unica in tutto il mondo: non solo è la traduzione della più recente versione americana, ma, rispetto a questa, contiene circa cento pagine inedite in più.
Questi sono scrittori che, anche quando parlano tra di loro o con me via mail, usano tutti uno stesso linguaggio, un linguaggio da fuorilegge, con preoccupazioni che si trasformano in pistole e incitamenti che diventano galoppi, un linguaggio che poi ritrovi anche nelle loro storie e che, se vogliamo dargli un nome, lo possiamo chiamare “faction”, l’incontrarsi di fiction e fact, dove i confini tra vita, scrittura e letteratura smettono di esistere ed è tutta una stessa materia in ebollizione.
Che il filone sia quello cowboy, quello esistenziale un po’ più raffinato o quello misterioso di chi vive ai margini della legalità (e dei circoli dei burocrati di New York), l’incontro con dei fuorilegge, per definizione, non permetterà alle cose di restare come stanno. C’è un termine in americano che a me piace da morire e che non ha facile traduzione in italiano: questo termine è tumbleweeds, ovvero quelle leggendarie ruote di fieno e rami secchi che gironzolano portate dal vento nelle strade deserte – e tipicamente americane – quando in giro non c’è nessuno e qualcosa di grande e misterioso sta per accadere e stravolgere tutto. Ecco, il vento da queste parti si sta alzando ed enormi palle gialle vorticano da Ovest verso di noi: una nuova ventata di letteratura americana sembra essere in arrivo, quella che si graffia le mani sfregando via la scritta WANTED dall’impalcatura ballerina della propria vita.
“Trasgredire le regole è la prima regola della buona scrittura.” Tobias Wolff
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Per seguire le uscite dei libri e le news sui booktour questa è la pagina ufficiale dei Fuorilegge su Facebook. Questo, invece, è un grande GRAZIE a Nicola Manuppelli per il suo racconto.
Io mi sono messa sulle tracce di Robert Ward e del suo libro. Non mi hanno ancora detto a quanto ammonta la taglia, ma comunque se lo prendo vinco.
PS dal futuro: l’11 febbraio 2014 ho catturato Robert Ward, e qui c’è il racconto di come ho fatto (e di quanto il suo libro, Io sono Red Baker, mi sia piaciuto).
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