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L’importanza di essere relativi | Matthew McConaughey


figurina #11 - matthew mcconaughey

Dopo aver imbambolato biondine da spiaggia per anni interpretando praticamente sempre lo stesso personaggio, il belloccio tutto riccioli muscoli buon cuore e tanto amore, negli ultimi anni Matthew McConaughey ha deciso che era ora di svegliarsi e ha conquistato con ruoli nuovi e personaggi oscuri e complessi tutta la restante porzione di mondo: donne intelligenti, uomini affascinati, colleghi, registi, persino gli Academy Awards 2014 da dove è tornato a casa stringendo tra le mani uno degli Oscar più importanti di tutti, quello per la migliore interpretazione maschile. Ovvero Ron Woodroof nel bellissimo Dallas Buyers Club. Quando dico “conquistato” voglio proprio dire che Matthew negli ultimi due anni, dal 2012 ad oggi, ha fatto una strage-lampo, è diventato il miglior attore sul mercato, ha dimostrato di essere magnetico, al di sopra di ogni aspettativa, preparato, capace di assorbire in sé e restituire agli altri il personaggio con l’intensità degna dei grandi, sensazionale, breathtaking, intima e allo stesso tempo naturale.

Impegnato sul set dalle 5 del mattino per settimane di fila, un film dopo l’altro da non saper più contare, da Mud (che in Italia non è ancora uscito) fino a Interstellar di Cristopher Nolan a cui sta lavorando proprio ora passando per – respirate profondamente – True Detective e pseudo-cammei come quello che ha ridotto in poltiglia il povero Leo di Caprio, si dice che il grande Matthew abbia una fissa: gli aforismi. Brevi frasi di saggezza che lo aiutano a preparare l’anima alla scalata al successo, pillole di filosofia da tenere nel pc per relativizzare l’universale e arrivare diretti, quando è ora, al succo importante delle cose facendo leva esclusivamente sui propri punti di forza.

When faced with the inevitable, get relative.

Questa è una delle mie Figurine, la collezione di curiosità americane più o meno introvabili.

Livello di introvabilità di questa figurina: alto.

È stata tratta (e liberamente non tradotta perché è talmente breve e fulminante che non ce n’è bisogno) da un’intervista orale a Studio 360, che è una radio, un progetto culturale, un blog, un centro di ricerca, una fonte di informazione, una di quelle tipiche figate all’americana che vale la pena frequentare. Insisto nel definire orale l’intervista per un motivo in particolare: la voce di Matthew McConaughey, quell’impasto di cadenza texana, “s” sibilanti, tono basso e greve, vocali striscianti, giusta dose di incomprensibilità e sicurezza di sé che lo rende veramente attraente pur in assenza della sua bella faccia. E che è il mandato per cui tutte le sue interpretazioni vanno viste in lingua originale e non doppiate.

Tipo, ad esempio, questi 4 minuti di storia del cinema.. che però stanno in un episodio di una serie tv (se non avete mai visto True Detective recuperate subito, che diamine!, e soprattutto non cliccate play qui sotto):


Realizzazione grafica della figurina a cura di Thomas Guiducci, che quando gli ho fatto una testa tanta su quanto Matthew McConaughey sia un figo pazzesco non ci voleva credere ma poi alla fine ha dovuto cedere e adesso è anche lui un suo adepto.

PS: non sono ancora arrivata alla fine di TD. Chi spoilera verrà immediatamente ucciso.

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