top of page
Immagine del redattoreLa McMusa

Non sei tu sono io | Gwyneth Paltrow


1543459_10203336068512613_2041377158_n

In questi giorni non si parla d’altro: Gwyneth e Chris si sono lasciati. Se questa notizia non smuove di un millimetro le solide stanze di questo palazzo, altrettanto non si può dire del rapporto isterico che l’attrice premio Oscar intrattiene con l’umanità e il suo correlativo oggettivo hollywoodiano: i media. Quando Vanity Fair, l’anno scorso, si vociferava stesse per pubblicare un servizio sul presunto amante di Gwyneth (un agente letterario), lei chiamò tutti i suoi più cari amici di Los Angeles e dintorni intimando, supplicando, chiedendo loro di boicottare il giornale e non comprarlo mai più. Quando si venne a sapere che il clou delle cure della nunny di Apple e Moses, i figli, consisteva nel lasciarli piangere per ore fino allo sfinimento piuttosto che prenderli in braccio e cullarli, Gwyneth aggiunse che non solo si fidava ciecamente della tata, ma che questo metodo si sposava perfettamente con la dieta macrobiotica priva di carboidrati, latticini e grassi che aveva deciso di infliggere loro. Dopo – ovviamente – averne fatto un best-seller culinario di ricette – si dice – ereditate direttamente dal fantasma del padre morto. Per rintracciare i segni della sua umanità qualche anno fa degli amici hanno dovuto girare un documentario, che però non ha funzionato. Lei ci tiene a mandare tutto all’aria, ad esempio dichiarando che fare la mamma è molto più facile per una donna che fa un lavoro d’ufficio piuttosto che per una donna che lavora sul set.

Lo so cosa state pensando. Vi state chiedendo come io, Gwyneth Paltrow, nel giro di due settimane abbia potuto essere nominata contemporaneamente “La celebrità più odiata del mondo” (da Star) e “La donna più bella del mondo” (da People). Bene, la risposta è questa: esistono cose fuori dal mio controllo. […] Certo, posso fantasticare di essere bella come Angelina Jolie e maligna come Chris Brown, e così riuscirei a prendermi a pugni in faccia da sola. Ma tutto quello che posso fare davvero è continuare, persistere, continuare a indossare gonne trasparenti sul red carpet e poi raccontare a Ellen di come il mio staff abbia dovuto scovare un rasoio. Mi piace essere carina e, come ho detto a People, mi diverto ancora a fare il bagno con i miei figli e a trarre gioia dalle piccole cose della vita. Non ho bisogno di essere “La più bella” o “La più odiata” o “La più qualcosa”. L’unica cosa che spero è che ogni volta che appaio sulla cover di un magazine il titolo possa semplicemente suonare: NON SEI TU.

Questa è una delle mie Figurine, la collezione di curiosità americane più o meno introvabili.

Livello di introvabilità di questa figurina: medio.

È stata tratta (e liberamente tradotta) da un articolo del 13 maggio 2013 apparso niente meno che sul “New Yorker” e firmato niente meno che da Paul Rudnick, uno degli umoristi più intellettualmente vivaci d’America, già conosciuto per la sua attività di commediografo. Sul New Yorker Paul cura una rubrica che si chiama Shouts and Murmurs, e se persino loro che sono i più radical chic dell’universo dedicano un po’ di spazio a del buon gossip raffinato, non vedo proprio perché io no.

Realizzazione grafica della figurina a cura di Thomas Guiducci (che ha da poco rinnovato il sito e, ragazzi, è fighissimo).

Comments


bottom of page