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“Sonic amnesia” | La melodia che flirta con il sole

Ogni anno, quando arriva oggi, penso che queste siano in assoluto le parole migliori. Le parole che voglio leggere per spiegarmi l’assenza di una persona che se n’è andata da tanto ma che è ancora un mistero. Ne ho lette tantissime di parole. Ne abbiamo lette tantissime. Ne abbiamo anche scritte, talvolta.

Meglio di tutti noi, secondo me, ha fatto però Carrie Brownstein, chitarrista, attrice e autrice che con Kurt Cobain ha condiviso cieli, piogge e geografia: nata e cresciuta nello stato di Washington, lei sa che a uccidere un’anima, a volte, non è un nemico, non è un tormento, non è un dolore ma è semplicemente quello che compare al di là delle nuvole.

Questo brano è contenuto in State by State. A Panoramic Portrait of America, il libro-bibbia di cui ogni tanto traduco brevi brani, tra cui appunto – con inspiegabile ritardo visto che queste parole me le porto dappertutto – questo. Brownstein ha scritto il ritratto dello stato di Washington e ci ha messo come segni particolari il cielo, un tronco a forma di megafono e i Nirvana.

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Nonostante lo stato di Washington sia famoso per la pioggia, il difficile non è tanto il bagnato. Piuttosto, è il modo in cui la luce non incontra quasi mai il giorno: in inverno c’è un cielo blu-grigio quasi indistinguibile di mattina; una recessione appena appena percettibile di quello stesso colore, poi, significa notte. Il giorno è come un occhio mezzo aperto; e questo cielo di palpebra pesante può durare mesi. […]

Quando Smells Like Teen Spirit fu trasmessa per la prima volta verso la fine del 1991 dalla radio alternativa più importante di Seattle (The End, 107.7), suonò tutta la mattina. Nonostante ascoltassi quella radio ogni giorno mentre andavo a scuola, non ricordo una singola canzone trasmessa prima di quel momento. Probabilmente mandavano gli ultimi Clash, o Morrissey solista, o magari trasmettevano i pezzi più famosi di quel genere scadente che veniva chiamato “college rock”. Il dj quella mattina sapeva che Smells Like Teen Spirit avrebbe indotto un’amnesia del suono (sonic amnesia): da quel momento, tutto quello che era venuto prima sarebbe sembrato vago e malfatto. Quella canzone era l’inno nascente di uno stato, inno destinato a diventare nazionale. Era il grido di battaglia del nostro stato, distorto come distorti si sentivano molti di noi; e attraverso questo messaggio, gridato attraverso un tronco scolpito a forma di megafono, lo stato di Washington sarebbe stato trovato. In quel momento c’era qualcosa di più di una band del posto che stava facendo qualcosa di buono: in quel momento c’era una band del posto che stava dissotterrando la crudezza e cambiando il cielo.

Inchiostro e lacrime, apprendisti e imitatori hanno fatto seguito alla morte di Kurt Cobain. Non c’è più molto da dire. Forse il grunge è come suona il pop filtrato attraverso lo stato di Washington, una melodia trascinata attraverso fiumi fangosi e ricoperta di muschio. Le canzoni di Cobain sono accattivanti ma non infettive: sono troppo piene di dolore perché possano girare incessantemente come piccoli tornado nella tua testa. Piuttosto, le sue canzoni sfruttano un momento e lo sbattono a terra; sono intime e memorabili battaglie emotive, combattute e non sempre vinte. Cobain scrisse canzoni ombrose che flirtavano con la luce del giorno ma non sempre la conquistavano. L’esposizione può disorientare, può essere strana per chi trascorre la maggior parte dell’anno sotto cieli annuvolati. E quando ti senti esposto l’unica urgenza è quella di sparire.

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Buon 5 aprile.

 
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