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Gli articoli americani di luglio 2019

Estate, caldo estremo, spirito vacanziero: fossero stati solo questi gli stimoli che hanno condizionato le mie letture di luglio mi sarei fermata ai primi tre link (le liste) o al massimo ai primi cinque, che includono un reportage da una nota località di mare nostrana e l’inizio di un romanzo curioso.

Invece no. Invece sono arrivati stimoli anche dalla frontiera, e non sono stati facili da accettare; da Los Angeles, e sono stati come al solito glam e dark insieme; dal South, e sono stati incantevoli.

Buone letture!

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  1. Non so bene quale sia il potere che le liste hanno su di noi, fatto sta che ne leggerei in continuazione: credo che ci sia un certo senso di finitezza e compiutezza che rassicura la nostra insaziabile sete di novità. Eccone tre che mi hanno davvero incuriosito: 8 libri sull’immigrazione e la xenofobia, 11 romanzi brevi da aereo, 7 libri da leggere dopo aver visto Fleabag (ma anche senza averlo visto: sono storie di relazioni complesse e donne alla ricerca di vibrazioni di vita, anche le più corporee e le più contorte).

  2. Secondo voi alle Cinque Terre i turisti leggono? Pare che da quelle parti di questi tempi non ci sia lo spazio neanche per respirare.. e vedersi con gli occhi di un americano fa sempre un certo effetto.

  3. Nulla in confronto a cosa può vedere un padre in te. Ho iniziato a leggere questo stralcio di romanzo quasi per caso e alla fine non sono più riuscita a togliermelo dalla testa: speriamo che qualcuno lo porti in Italia, per restare in termini di culture che si guardano l’un l’altra.

  4. C’è ben poco da guardare quando invece di tratta di persone che sono in difficoltà e che, chiaramente, la società non tratta come dovrebbe: è il caso – come al solito – dei richiedenti asilo sul confine del Messico, un tema che negli ultimi anni mi sta interessando come pochi altri. Cosa si prova quando è un giudice che ha in mano il tuo destino? Si prova pena, soprattutto quando questo giudice sembra non agire secondo giustizia.

  5. La pena diventa ancora più acuta quando i richiedenti asilo vengono rinchiusi in veri e propri centri di detenzione (o campi di concentramento). Luoghi di cui noi europei abbiamo avuto esperienza ma che anche gli americani conoscono molto bene. Per esserne stati (ed esserne ancora) artefici. Lo racconta estremamente bene questo lungo saggio della New York Review of Books.

  6. Cosa ne sa una città come Los Angeles di faccende come queste? Forse non molto, ma facciamo un giro a Skid Row e vediamo cosa hanno da raccontare i senzatetto che ci vivono.

  7. Un’altra Los Angeles, un altro mondo: quello della moda. Raccontato, criticato, analizzato da un personaggio che di glam sa molto, se non proprio tutto. Lui.

  8. Non è il glam, non è la moda, non è la ricerca del bello tradizionale: quello che racconta il South americano attraverso questi volti va al di là di ogni etichetta. Va verso una e una sola direzione: la vita.

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