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Immagine del redattoreLa McMusa

I libri di maggio 2019

Con dei nomi come questi è facile capire che è stato un mese (un po’ di più, in realtà, alcuni li ho iniziati ad aprile) niente male. E – adesso che ci penso – è stato anche un mese di scritti brevi: racconti, da un lato; saggi o reportage, dall’altro. Su di me hanno sempre più presa. È così anche per voi?

Buone letture, qualsiasi lunghezza esse abbiano!

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  1. Where I Was From 🇺🇸🇺🇸🇺🇸🇺🇸 | Ancora una volta Joan Didion la donna, ancora una volta la sua California, ancora una volta la scrittura: le tre cose non sono mai scindibili nei suoi scritti. Al contrario, si raccontano vicendevolmente: alcune storie prendono le mosse da generazioni lontane, le prime della sua famiglia ad arrivare a Sacramento; altre dai suoi romanzi, in particolare il primo che ha scritto, Run River, a cui qui dedica un’intera sezione; altre, infine, dai suoi temi prediletti, come l’emptiness, che diventa cifra caratteristica del luogo tanto quanto delle sue donne. Se devo trovare un difetto a questo libro, questo è la sua minuziosa specificità: si va molto a fondo nel particolare.. e quel particolare raramente diventa universale. È un libro per un pubblico molto didionesque.

  2. White 🇺🇸🇺🇸🇺🇸🇺🇸🇺🇸 | La verità è che, per quanto mi riguarda, Bret Easton Ellis potrebbe scrivere qualsiasi cosa e a me, in termini di interesse, non farebbe la minima differenza: la leggerei a prescindere. Nel suo ultimo libro, White – il primo di non fiction, il primo dopo 9 anni di assenza “letteraria” -, racconta alcuni fatti della sua vita e della sua opera intrecciandoli ai grandi cambiamenti sociali e politici che hanno cadenzato gli ultimi decenni americani, offrendo spessissimo opinioni non richieste e del tutto controcorrente. Non tanto nelle conclusioni quanto piuttosto nel processo che lo porta alle suddette conclusioni: come è già stato scritto altrove, leggere questo libro è come carezzare l’attualità contropelo, seguire la spavalda e isterica mente di Ellis è come ascoltare le cose che nessun altro aveva avuto l’ardire di dire.

  3. Lingua nera 🇺🇸🇺🇸🇺🇸🇺🇸 | Rita Bullwinkel è al suo esordio ma sembra avere già le idee molto chiare: la letteratura serve a unire mondi lontani e a portare nel regno del reale dettagli, situazioni, relazioni del tutto surreali. La sua bravura sta, secondo me, nel far sì che questo incontro di mondi lontani avvenga sulla pagina creando scintille di grande divertimento e sorpresa. Soprattutto grazie alla creazione di personaggi anomali (sia umani che animali) e oggetti catalizzatori (un’arpa, un quadro, la navata di una chiesa).

  4. Goodbye, Columbus 🇺🇸🇺🇸🇺🇸🇺🇸🇺🇸 | Tutti i temi della grandissima opera di Philip Roth  – eros, tradizione ebraica, conflitto di classe, conflitto d’identità, America industriosa, complotto ecc. – racchiusi in una leggera raccolta di racconti (alcuni molto lunghi come il primo, altri decisamente più brevi), la raccolta che segna il suo ingresso nel mondo delle lettere. Era, infatti, il lontano 1959 e questo era il suo primo libro. Potrebbe diventare a tutti gli effetti il libro di Roth da consigliare a chi vuole iniziare a conoscerlo, per poi avvicinarsi a quelli successivi, decisamente più complessi.

  5. Racconti di demonologia 🇺🇸🇺🇸🇺🇸🇺🇸 | Rick Moody è un autore che ho trovato sul mio cammino sempre un po’ per caso, sempre un po’ in modo obliquo. Avevo lavorato all’editing di un suo romanzo di fantascienza, avevo ascoltato la sua narrazione di Brooklyn in un dvd, adesso mi sono trovata a leggere la sua raccolta per capire cosa ne pensa del New Jersey. E quello che ho trovato nei suoi scritti, in particolare nel racconto La tradizione del Carnevale, mi ha totalmente assorbita e divertita. Credo che sia questo il suo merito più grande, in generale: Rick Moody è uno scrittore  che arriva in modo inaspettato e scrive di cose inaspettate.

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