Lavorare con i libri è molto bello, ma spesso capita che non riesci a leggere i libri che vorresti. Non sempre è una mancanza di tempo, anzi. La maggior parte delle volte – almeno per me – è una questione di rispetto: vorrei dare a quello che scelgo l’importanza e l’attenzione che merita. Attenzione e importanza che – sempre per me – quando si fa sera o si fa weekend ultimamente annebbiano via.
Non ho molti rimpianti nella vita (ne ho solo due, veramente: uno, non essere andata al concerto dei Pink Floyd di Torino del 1994, ero un’adolescente che si ribellava ai genitori per le cose più sbagliate; due, aver smesso di ballare il rock’n roll), ma mi dispiaccio per molte cose. Mi dispiace aver iniziato questi romanzi e non averli finiti (qualcuno non l’ho neanche aperto). Mi spiace non essere riuscita a parlarvene, avrei davvero voluto (erano tutti nel “calendario editoriale” che compilo da brava musa ogni mese e poi chiaramente non rispetto).
Non è che stiamo morendo o che abbia deciso di volare via allo scattare del 2016, quindi – a parte il concerto dei Pink Floyd – tutto è recuperabile. E però, in ogni caso, mi fa piacere mettere questi libri qui nella mia casaweb prima della fine dell’anno e proporvi, se lo vorrete, la lettura delle recensioni che altri amici lettori hanno scritto al posto mio.
È un modo per consigliarveli comunque. È un modo per salutare alcune delle persone che normalmente seguo e mi fanno compagnia dallo schermo ormai da qualche tempo.
I venerdì da Enrico’s di Don Carpenter lo racconta Holden, che è il personaggio più brontolone del web ma anche il più seriamente preparato sulla letteratura americana;
Canto della pianura di Kent Haruf lo racconta Andrea Pennywise, che ha scelto lo stile dell’entusiasmo per parlare di libri e spesso è contagioso;
I capelli di Harold Roux di Thomas Williams lo racconta Giovanni Turi, che con il suo blog Vita da editor ha intrapreso una missione e fa sul serio;
Nel mondo a venire di Ben Lerner lo racconta Maria Di Biase, che vive immersa nei libri e sa inventarsi un sacco di modi generosi per immergere anche te;
Scarti di Jonathan Miles lo raccontano Francesca Baro e Rossella Lo Faro, che scrivono su blog diversi ma hanno la stessa dedizione verso la letteratura, una dedizione che in inglese si chiamerebbe commitment e ha a che fare anche con l’impegno.
Qualche giorno fa vi chiedevo su Facebook quale fosse il vostro libro americano del 2015 e voi mi avete generosamente risposto. Oggi, se vi va ancora di farmi compagnia, vi chiedo invece quali sono – se ne avete – i vostri dispiaceri letterari. Sempre americani, sempre del 2015.
Li recupererete nelle vacanze?
Io voglio dire di sì.
Un augurio di buone letture a tutti (soprattutto a chi non è stato nominato tra i “recensori” ma sa che tra di noi c’è sempre un filo diretto) 🙂
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